Maurizio Mazzotti

Nelle ultime lezioni del Seminario sul transfert , nella prospettiva della fine dell’analisi, Lacan parla dell’analista e del suo lutto. Occorre intenderlo nel senso di colui la cui analisi conduce al punto di diventarlo analista. E’ questo analizzante che, per passare alla posizione di analista, deve compiere, alla fine dell’analisi, il lutto dell’oggetto.
Lacan ha qui di mira una riformulazione della fine dell’analisi che non risponda più dell’identificazione, in primis l’identificazione all’analista. Parte quindi da una rilettura delle tre forme di identificazione che Freud isola in Psicologia delle massee mette l’accento sull’ identificazione al tratto unario in quanto elemento che non èun attributo dell’oggetto, è piuttosto ciò che gli attributi dell’oggetto celano. Egli dice : “l’oggetto è sempre mascherato dietro ai suoi attributi”. Questi attributi sono quelli che danno valore libidico all’oggetto, così come si costruisce nel fantasma, nella presa agalmatica che questi esercitano sul desiderio. Il lutto dell’oggetto è quindi una sorta di traversata degli attributi o proprietà, pezzo dopo pezzo destituiti dal loro valore libidico per arrivare al tratto unario dell’oggetto, nella sua indifferenza, il tratto che non ha più valore di un altro, che non è niente di agalmatico. L’oggetto qui non è più ciò a cui il desiderio mira, non è più davanti al desiderio ma dietro, come diceva Lacan, destituito dai sui attributi è semplice oggetto che causa. Né più né meno. Il lutto dell’oggetto in fine analisi è qui, in anticipo, una sorta di passe1, dal desiderio analizzante al desiderio dell’analista, il desiderio che ha solouna causa e non di mira un oggetto che valga più di un altro. E’ il segreto del desiderio dell’analista, ha notato Jacques-Alain Miller. C’è il desiderio che sa la sua causa ma questo non mette in funzione un valore e nemmeno un valore di godimento. Conditio sine qua nonl’analista diriga la cura e non il paziente. Questo per la prassi psicoanalitica.

E per la politica? Qui ritroviamo il desiderio dell’analista versusl’identificazione, il tratto unario versusl’unità, l’unificazione. Ritroviamo il desiderio dell’analista che, come ricordava recentemente Eric Laurent, interpreta il soggetto contemporaneo che vuole credersi uno, che è afflitto da una ‘follia’narcisistica, si crede uno con il suo corpo e derubrica il reale nella differenza a livello biologico. ‘Sono nato così’, enunciava alcuni anni fa una “pubblicità progresso” nell’intento di promuovere da lì una politica della differenza. Il desiderio dell’analista può sostenere invece una politica del corpo che non necessiti del misconoscimento di ciò che non è negativizzabile, la differenza dei godimenti, che non concerne il biologico.
In altri termini, per la politica, il desiderio dell’analista può far segno della causa ogni volta che la manipolazione delle identificazioni si spinge fino ad obliterare la parte che essa ha nella genesi degli eventi di cui la politica cerca di venire a capo, e quando la causa è misconosciuta il disorientamento negli effetti è assicurato.