Monica Vacca
“Il desiderio dello psicoanalista è la sua enunciazione, la quale può effettuarsi soltanto a condizione che esso intervenga nella posizione della x” [1].
Lacan indica la posizione che deve tenere un analista, un analista può intervenire solo a condizione di incarnare la x. Il desiderio dell’analista è proprio puntare alla x del Che vuoi? e del Che vuol dire? Detto altrimenti mantenere vivo e pulsante S(A/), il luogo dove non c’è ultima parola, dove non c’è risposta, dove la verità non è Una, dove la verità non esiste. La posta in gioco clinica e politica del desiderio dell’analista, oggi più che mai ha un valore sovversivo, introduce una dimensione dialettica per far fronte all’ascesa dell’Uno, nascosto sotto ogni forma di populismo.
Il rumor mediatico e dei social senza sosta, è assordante. Ogni occasione è buona per dare risposte certe, per insultare l’altro, il diverso, il dissimile, in una babele dove l’odio impera. I legami sociali sono fragili, si disfano, come si fanno e si disfano nuovi modi di fare politica. Si inneggia a un popolo da difendere riducendolo a massa informe. Il pensiero unico prende corpo. Il “come tutti” gridato a gran voce produce sempre di più “vite di scarti”, minoranze non uniformi. La democrazia e lo stato di diritto vacillano. Quale posto per la psicoanalisi oggi? Anche la psicoanalisi rientra tra le minoranze da eliminare? Sì, è una minoranza in pericolo, minacciata in quanto minoranza deviante, eretica. Dunque, oggi siamo chiamati sempre di più a difendere il discorso, a dire di sì al discorso analitico. Se da una parte il discorso del padrone fa valere il diritto di tutti e tenta di normare il desiderio e il godimento, istituendo delle classi omogenee, dall’altra l’esperienza analitica mette in luce che per il parlessere la causa del desiderio è sempre contingente, dunque non c’è universale, non c’è un per tutti, c’è solo “singolare dell’Uno”.
La psicoanalisi “si sostiene attraverso il desiderio dello psicoanalista di far posto al singolare dell’Uno […] Lo psicoanalista ha una voce tremante, una voce assai tenue dal momento che fa valere il diritto alla singolarità” [2]. Il diritto alla singolarità si fa manifesto del desiderio di democrazia, desiderio che ha come mira l’inclusione delle minoranze, degli Uni singolari, degli “sparsi scompagnati”.
La posizione della x, incarnata dalla presenza dell’analista nel campo della politica consente di sciogliere il senso comune e di lasciare aperta la possibilità che si producano interrogativi per introdurre una frattura, una faglia nella verità Una. Mettere in questione la verità Una, agganciata all’Ideale apre alla conversazione, strumento prezioso per smuovere le identificazioni. Saper ascoltare l’altro, l’altro da noi senza denunciare, rivendicare, eliminare è l’unico modo per far posto alle differenze, per poter sopportare il godimento altro dell’altro. Dunque la politica del non-tutto, di S(A/) può fa fronte alla tendenza crescente all’uniformità del “come tutti”, dei totalitarismi, del per ogni x. Il desiderio dello psicoanalista si schiera sempre per dar voce al “non come tutti”.
Jacques Alain Miller ci invita a fare un passo in più con la ridefinizione del desiderio dell’analista: “il desiderio di raggiungere il reale, di ridurre l’Altro al suo reale e di liberarlo dal senso” [3] Il desiderio dell’analista punta sempre al reale singolare di ciascuno. Operazione necessaria per mettere in luce la traccia di godimento singolare del parlessere, traccia che si scrive nell’incontro contingente del significante sul corpo. Ecco la singolarità unica e irripetibile. Una vera scommessa che si articola tra clinica e politica. Una politica contro ogni forma di segregazione, contro ogni forma di intolleranza per il godimento dell’altro. Per concludere direi che c’è una politica interna alla Scuola orientata dalla passe del parlessere e una politica esterna che si manifesta nel desiderio di far esistere la psicoanalisi come minoranza eretica. Dunque il desiderio dello psicoanalista è la funzione perno che consente non solo di liberare “l’Altro dal senso”, ma anche per tenere sempre all’orizzonte l’incurabile, l’indicibile, l’impossibile e talvolta anche l’ingovernabile.
“Quando si riconoscerà quale è il plusgodere che fa dire “questo è qualcuno” si sarà sulla via di una materia dialettica forse più attiva della carne da Partito usata come baby-sitter della storia. Una via che lo psicoanalista potrebbe illuminare con la sua passe” [4].
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[1] J. Lacan, “Proposta dello psicoanalista della Scuola” (1967) in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 249.
[2] J-A. Miller, “Cose di finezza in psicanalisi” in La Psicoanalisi ,n. 58, Astrolabio Roma 2015, p. 153.
[3] J. -A. Miller, “Un reale per il XXI secolo”, in Scilicet Un reale peri il XXI secolo , Alpes Roma 2014, p.XXV.
[4] J. Lacan, “Radiofonia” (1970), in Altri scritti, Einaudi Torino 2013 p. 411