Silvano Posillipo

La clinica psicoanalitica della vergogna si concentra sull’effetto di separazione che fa risaltare il soggetto ridotto al proprio corpo. Lo Sguardo sembra esserne l’oggetto privilegiato nell’essere visto, o meglio nel vedersi visto privato della fonte causa del godimento scopico. Parebbe la soluzione parzialmente introdotta da Sartre se non fosse che, sempre la clinica, offra all’ascolto una gamma di sfumature di rilievo.
Nel seminario XVI Jacques Lacan (1) a proposito della perversione voyeuristica ci indica nel Niente l’oggetto di colui che ha la passione del guardare: il Niente da vedere è ciò che si staglia “nel profilo della fanciulla”, quello che manca e di cui si tratta di ripeterne la prova. Con il suo oggetto in tasca il perverso nasconde abilmente quello che il nevrotico vergognoso perde: non ha, non ha nulla con cui rispondere alla messa in mostra della scena del suo fantasma di fronte all’Altro. Non è il “cosa fai?”, nemmeno il “chi sei” (insufficiente per riconciliarsi nel riconoscimento), ma il “che Vuoi?
Una prima riflessione è di connettere la vergogna alla costruzione della colpa e al suo oggetto : la Voce. Non il suono che indica, fa segno dell’altro, ma la Voce inscritta al di fuori del corpo e di cui l’Altro, come luogo, è ciò che ne forgia e in cui si dà il senso .
Dalla vergogna, svanito nell’istante dello sguardo l’Ideale dell’Io, resta, come scarto in perdita, effetto di trauma, il Super-Io a segnare, nella volontà di godimento , come il soggetto sia debitore all’Altro, nella colpa, del suo essere di parole. L’Altro, completo di sapere, è il personaggio principale nell’approntare il teatro osceno del godimento, teatro dell’entropia più che della trasgressione.(2)
Lacan è preciso nella definizione dal momento in cui questo teatro è il corpo del soggetto e in cui reciterà la sua parte mosso a marionetta dalla pulsione, lavorata dal significante e da lalingua fatta di lettere in-sonore.
Se nella vergogna l’istante si fonde simultaneamente con il concludere bisogna interrogare il tempo intermedio del comprendere con la stessa modalità del fantasma del si picchia un bambino. Vi sono momenti di vergogna che il soggetto trova après-coup, non nel momento in cui accade la scena, ma quando viene ricordata e rimodellata, lavorata nella materia significante, lettera, con la stessa intensità emotiva. La scena della seduzione infantile, una sorta di trauma giustificativo, appare non raramente come soluzione all’enigma della mancanza di senso rispetto all’intrusione del significante nel reale. Ma perchè, in alcuni casi, solo dopo? (3)
Il piccolo Hans illustra la questione: è l’imbarazzo della madre alle prese con l’erezione del figlio a fare del godimento un dilemma che il padre non delimita fallicamente (Lacan lo sottolinea a più riprese). Hans non prova vergogna e la colpa sarà Freud a indicarla , ma il piccolo Hans incontra invece l’angoscia, il reale senza velatura. La vergogna al contrario è sessuale, ma solo a partire da una significazione ( -phi). Non a caso la soluzione di Freud a partire dalla colpa non sarà sufficiente per Hans: ci vorrà l’installatore che aprirà e chiuderà un buco, ma si tratterà di una per-versione supplente alla funzione paterna. (4)
La vergogna, a cui si annoda l’oggetto nel fantasma, necessita di un agente, spesso velato dall’inibizione. Deve essere un soggetto Supposto Sapere, quand’anche fosse disperso nella folla. Proprio perchè sà dirige lo sguardo, sà del desiderio ed è un sapere di cui gode..e ne ride.
Il transfert è ostacolo, amore che si gioca, e spetta all’analista ricondurre all’Inconscio la supposizione, diversamente, come nelle psicoterapie, l’analizzante tratterrà il suo oggetto fantasmatico per lasciare al terapeuta l’interpretazione del senso infinitamente, senza scarto. Occuparne il posto, dello scarto, promuove non solo la traversata del fantasma, la riduzione della vergogna a partire dalla causa di desiderio, ma creare i presupposti per il soggetto di riconoscere un punto limite che per Freud si trovava nella castrazione, in Lacan, oltre la colpa e la verità, è situato nel sinthomo e nel suo correlato matematico di S(A/).
Per concludere un breve cenno alla questione contemporanea del soggetto senza colpa e senza vergogna: non si tratta di una novità, solo che questi attributi si compivano in soggetti predefiniti: imperatori, duci, tiranni. Oggi è più “civile” la società, lo può fare anche il borghese..a sue spese però. Si può consumare in se stesso, nella gola aperta dal suo godimento. L’aveva ben inteso Paul Celan quando scriveva “la morte, la morte è un Mastro di Germania”(5). Il buon borghese non ha ancora fatto bene i conti con la Shoa e con la memoria di un tempo in cui uccidere l’ebreo copriva la morte di Dio, gadget che si esporta con la democrazia del vero dio-Uno del libero mercato.

1. J. Lacan, il Seminario, libro XVI. Da un Altro all’altro. Einaudi, Torino 2019, p.250-251
2. J. A .Miller, Cours 1998/99, Le réel dans l’experience analytique, lezione 31 marzo 1999.
3. J. A. Miller, L’Uno-Tutto-Solo. Astrolabio 2018, p.187
4. J. Lacan, il Seminario, libro IV, La relazione d’oggetto. Einaudi, Torino 1996, lez.XXI
5. P. Celan, Poesie. Ed. Mondadori 1993.