Editoriale
Barbara Lupo
Jacques-Alain Miller, a proposito del commento dei testi di Lacan, dichiara che “Anche se non si tratta di testi poetici, è come commentare poesie, poiché gli enunciati di Lacan possono essere commentati con la stessa dedizione e la stessa cura con cui si ricompone la struttura di una poesia”1.
I curatori delle opere di Emily Dickinson “assimilano la posizione nella scelta di ogni singolo lessema, immagine o componimento a quella del cesellatore, del paleografo, del tagliatore di diamanti. Al contempo vi ravvisano la perizia del chirurgo: la parola è come la carne e insieme come una lama affilata che la può far sanguinare”2.
Con queste premesse, il numero 152 di Appunti dedica lo spazio della rubrica Dalle Segreterie alla bella serata Parola poetica e psicoanalisi organizzata dalla Segreteria SLP di Ancona di Giuliana Capannelli e Antonella Paolucci, insieme a Cristiana Santini, Luisella Mambrini, Barbara Gubinelli, Michela Gorini e a Paola Turroni, poeta.
Se Lacan a proposito de Il rapimento di Lol V. Stein dichiara che “Marguerite Duras dimostra di sapere, senza di me, quello che io insegno”3, Sigmund Freud, nella lettera a Schnitzler del 14 maggio 1922, scrive: “quando mi sono abbandonato alle Sue belle creazioni, […] ho avuto l’impressione che Ella sapesse per intuizione — ma in verità a causa di una raffinata autopercezione — tutto ciò che io con un lavoro faticoso ho scoperto negli altri uomini”4. Esiste quindi una differenza, un resto, fra l’intuizione o la raffinata autopercezione dell’autore di Traumnovelle e il lavoro faticoso del clinico.
È il lavoro faticoso di Mary Nicotra con adolescenti e giovani adulti che domandano di essere convalidati rispetto alla propria risposta al ‘chi sono io’, trovata nello specchio dell’Altro sociale, a sostenere una “direzione della cura delicata, trans-strutturale”, così come dalla pratica dell’uno per uno Raquel Cors Ulloa, trattando gli effetti che le XII Giornate di Scuola della NELcf causano nel cuore del discorso analitico, constata che il godimento non è lo stesso per tutti e che in particolare la prassi della psicoanalisi è un’esperienza che insegna la singolarità del godimento.
Completano le pagine delle nuova rubrica Moltiplicazione delle identità5 le preziose risposte alle domande rivolte da Adriana Isabel Capelli a Éric Zuliani a proposito della questione delle 52° Journées de l’École de la Cause freudienne, Je suis ce que je dis. Dénis contemporains de l’inconscient. Una questione che rispetto al godimento che il performativo apporta come asserzione di sé conduce Éric Laurent a dichiarare che è la logica dell’atto analitico, che non suppone nessun predicato universale preliminare all’atto di parola, a mostrare una via.
La rubrica Appunti ospita accoglie i testi di Susana Liberatore e Laura Ceccherelli.
Nel tentativo di avvicinarsi a ciò che fa sì che dopo essere stato analizzante uno diventa psicoanalista, Laura Ceccherelli si impegna a cogliere il momento, nelle testimonianze di passe, in cui si arriva al passaggio da S1→S2 a S1//S2, quando si rompe la catena e non c’è più rapporto tra S1 e S2 che rimandi a una significazione, quando la rottura del legame porta all’emersione di un significante Uno. Il contributo della nostra redattrice fa riferimento all’intervista di Dalila Arpin a Michèle Elbaz pubblicata su Ironik 45, che mette in luce una frase pronunciata da Lacan a proposito della passe il 3 novembre 1973: “la passe non ha niente a che fare con l’analisi”.
Altro interesse, altro percorso, è quello che conduce alle riflessioni di Susana Liberatore per considerare la clinica con i migranti6. Nel dialogo incompiuto (?) tra psicoanalisi e antropologia, Susana Liberatore arriva a “sostenere che sebbene l’antropologia e la psicoanalisi sembrino i marosi di due oceani che si contendono incessantemente, da un lato e dall’altro, una stessa lingua di terra, cioè, afferrare la caratteristica della condizione umana, per Lacan, si tratta di due prassi molto diverse”. Quest’affermazione ci ricorda che secondo Miller il soggetto come tale, per come lo definiamo a partire dal suo posto nell’Altro, è un immigrato, il solo modo di essere a casa propria è essere presso l’Altro.
Cita Jacques-Alain Miller anche Irene d’Elia nel corso della prima presentazione del libro Generazione DAD. Scuole, politica e psicoanalisi: “Miller parla di ‘autoerotica del sapere’ evidenziando come dal momento in cui il sapere non viene più ricercato nel campo dell’Altro, perché ‘il sapere lo si ha in tasca’ […] non c’è più bisogno dell’intermediazione, di passare dall’Altro”. Miller ci dice che prima si chiedeva all’Altro, si dovevano mettere in atto delle strategie, la seduzione, l’obbedienza, bisognava avere a che fare con l’Altro e mettersi in gioco per sapere. Se invece, gli adolescenti non hanno più bisogno di chiedere, restano chiusi dentro una solitudine mortifera e sono più difficili da raggiungere anche per i professori.
Voluta al Palazzo del Turismo di Cesenatico, poiché comprende anche testi scritti da tre professori del Leonardo da Vinci di Cesenatico e soprattutto gli scritti degli alunni di questo liceo e di altre scuole superiori italiane, la tavola rotonda con Irene d’Elia, Aurora Mastroleo, Raffaele Calabria e Giuseppe Oreste Pozzi del 15 ottobre 2022 presenta un testo corale, un libro che si propone di non “parlare addosso” ai ragazzi ma dell’esito di un lavoro collettivo che permette di sperimentare il rinnovamento che la psicoanalisi può proporre all’interno del discorso scolastico con gli adolescenti. Se la DAD ha messo ancor più in evidenza l’importanza della presenza del corpo, come presenza incarnata, un corpo che gode da solo porta inesorabilmente dentro di sé qualcosa di mortifero. Il punto è come estrarre il mortifero di questo godimento solitario e come introdurre, invece, il rapporto con la morte, che dà al soggetto un limite soggettivo e spalanca le porte al desiderio.
Nel corso della presentazione, Giuseppe Oreste Pozzi afferma: per “Esiodo, considerato il primo poeta come Omero, la poesia come atto, come segno artistico, come enigma mette a disposizione di tutti la falsità con il suo sapore di verità ed è per questo che riesce a pacificare anche l’uomo più tormentato, così da permettergli di sognare il futuro che lo aspetta, anzi che lo chiama, per rievocare la chiamata che il sorriso e il respiro del bimbo fa all’adulto perché possano assumere, insieme, il loro atto generativo”.
Si torna così alle parole di Cristiana Santini e alla serata Parola poetica e psicoanalisi: “Affamata, disperata, ho cominciato a respirare” e “la poesia ha indicato un altro modo, una possibilità: il dire che non si occupa del senso ma del segno, che fa segno”.
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[1] J.-A. Miller, La Scuola e il suo psicoanalista [1990], in Introduzione alla clinica lacaniana, Astrolabio, Roma 2012, p. 159.
[2] B. Gubinelli, Emily Dickinson: “I miei Versi respirano?”, p. 33.
[3] J. Lacan, Omaggio a Marguerite Duras, del rapimento di Lol V. Stein [1965], in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 193.
[4] Riferimenti a partire da G. Farese Nota su “Doppio sogno”, in A. Schnitzler, Doppio sogno, Adelphi, Milano 1998; cfr. S. Freud, Lettere 1873-1939, Bollati Boringhieri, Torino 1960.
[5] Con un testo di Mary Nicotra, su SLP Corriere dell’11 dicembre, Laura Storti ha comunicato l’avvio di un Laboratorio sulla questione trans “come momento di approfondimento e di scambio di esperienze tra membri, partecipanti, […] aperto anche agli allievi degli Istituti di specializzazione del Campo freudiano. […] Chi è interessato potrà farne parte segnalando il suo interesse alla mail: laboratorioquestionetrans@slp-cf.it”.
[6] A questo proposito, con un testo di Sebastiano Vinci su SLP Corriere dell’17 dicembre Laura Storti ha comunicato l’avvio di un Laboratorio sulle questioni migranti. “Il Laboratorio nasce intorno al tema di come la psicoanalisi nel suo versante clinico, piuttosto che in quello epistemico ma anche come interpretazione del mondo contemporaneo possa dare il proprio contributo. A quanti tra i membri e i partecipanti della SLPcf ma anche tra agli allievi degli Istituti di formazione del Campo freudiano ne vorranno fare richiesta, potranno scrivere una mail a laboratorioquestionimigranti@slp-cf.it”.