EDITORIALE
Monica Vacca
L’urlo è attraversato dallo spazio del silenzio, senza abitarlo.
Non sono obbligati a stare insieme né a succedersi l’un l’altro.
L’urlo è l’abisso in cui il silenzio precipita
Jacques Lacan
Il numero 31 di “attualità Lacaniana” titola Taglio. Il titolo nasce da un Witz sul finire di una riunione di redazione: “tagliare la…!”. Il significante taglio lavora, macina e in un lampo mostra la sua portata poliedrica, il suo legame stretto non solo con l’avvento della psicoanalisi ma anche con la pratica analitica. Un significante, peraltro, che legge e contrassegna l’attualità. L’espressione “taglio epocale” suona come un mantra dall’inizio della pandemia. E oggi non possiamo che ribadirlo con forza se volgiamo lo sguardo verso la guerra che si combatte nel cuore dell’Europa. Chi lo avrebbe mai detto allora, quando è stato scelto il titolo! Ebbene sì, il mondo trema di fronte allo spettro di una Terza guerra mondiale. Si ripresenta lo scenario dell’orrore che ha segnato il tempo degli albori della psicoanalisi. Nel 1932 Freud non esita a dichiararsi pacifista e si domanda quanto ancora si debba attendere perché anche altri lo diventino. La domanda sul perché della guerra occupa oggi i talk show e viene spesso liquidata, da risposte ideologiche che dividono l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari all’invio di armi per la resistenza Ucraina. Siamo nel bel mezzo di una guerra per la difesa della democrazia e dell’autodeterminazione di uno Stato sovrano. Non mancano coloro che gridano alla guerra per procura, come tante altre guerre degli ultimi anni che hanno visto protagonisti gli usa. La voce di coloro che chiedono di fermare la guerra e di aprire la porta alla diplomazia viene talvolta fraintesa. Le parole di papa Francesco fanno eco. Un urlo squarcia il silenzio, dopo l’esplosione delle bombe. Fermatevi, subito! Nel rumore mediatico che fa da sottofondo emerge un unico aspetto non divisivo che vede un accordo unanime: l’accoglienza dei profughi. Un esodo di massa senza precedenti farà la storia. Donne e bambini in fuga, le vittime dimenticate delle guerre. Stupri, violenze, atrocità. Città ridotte in macerie. Uomini e donne ridotti al silenzio. Il dissenso e l’uso della parola guerra, nella Russia di Putin, porta alla morte e alla carcerazione. Oltre alla guerra che si consuma sul campo di battaglia, si combatte una guerra di opinioni che talvolta, anche da noi, rischia di scivolare nella propaganda. La propaganda occupa la scena otturando la faglia dell’interrogativo, minacciando la libertà di parola sino a impedirne l’uso. Un’escalation senza sosta che fa fuori il contradditorio per far posto alla difesa dell’identità. «Per ogni gruppo […] tutti gli Altri non sono che degli stranieri: l’immagine dello straniero rafforza, per ogni specifico gruppo, la fiducia nella sua identità come Noi autonomo. Ciò significa che lo stato di guerra è permanente».
La democrazia è sotto attacco. L’unilateralismo la fa da padrone. La guerra diviene il nuovo modo di abitare il legame sociale. Come far fronte all’ascesa del pensiero unico? Come arrestare l’ingranaggio che produce verità assolute e al contempo non cessa di contrappore fake-news? Forse, occorre operare una cesura per arrestare il vortice dell’Uno che risucchia e annulla la possibilità di cogliere le diverse sfumature, i dettagli della verità che varia, della verità mendace. Si tratta di affilare la lama dell’interpretazione per separare, introdurre una discontinuità che polverizzi la verità assoluta sino a frantumarla. Non è forse l’invito di Jacques-Alain Miller a entrare nella pubblica-azione, nel campo della politica attraverso il discorso analitico, discorso che per struttura rinuncia a ogni forma di dominio e pone sempre all’orizzonte l’ascolto non senza l’interpretazione? Un ascolto dunque che faccia taglio e produca effetti. Una interpretazione che miri al lutto dell’Uno e apra la porta al molteplice cuore pulsante della democrazia. Una scommessa per gli psicoanalisti del Campo freudiano che non possono più restare indifferenti di fronte alla minaccia fatta alle democrazie e allo Stato di diritto. Si tratta dunque di essere presenti sulla scena pubblica per introdurre una parola contraria, per lasciare sempre aperta una crepa, una fessura vitale nel discorso corrente. Un anno zero che si rinnova in atto nelle azioni promosse dall’ecf in risposta alla minaccia dell’ascesa al potere della destra in Francia, della deriva verso il peggio. L’ascesa della xenofobia, omofobia, lgbtqfobia, transfobia, si fondano sul rifiuto primordiale del godimento dell’Altro. «Lasciare questo Altro al suo modo di godimento sarebbe possibile solo a condizione di non imporgli il nostro, di non considerarlo un sottosviluppato». L’odio è alla base del legame sociale e rinforza senza sosta le identità fondate sulla logica amico-nemico, ego-alter.
Tagliare: dal francese antico tailler, dal tardo latino taliare, ossia rompere la continuità di un oggetto, dividere in parti, separare una parte di un corpo, separare una parte da un corpo. Il taglio diviene talea, rigenera, crea una nuova vita. Il taglio si scrive tra la vita e la morte, come il dritto e il rovescio nella striscia di Moebius. Taglio che uccide e al contempo genera. L’essere parlante affettato dal linguaggio diviene subito essere per la morte. La Grande Falciatrice sta lì come un’ombra impossibile da guardare. Lì dove non si può vedere, lì dove alberga l’irrappresentabile, dove regna il silenzio della pulsione. Sì, proprio la pulsione di morte che non cessa di soddisfarsi, quella pulsione che fa andare Freud al di là del principio del piacere.
La scoperta freudiana introduce un taglio netto nella storia del pensiero. E Lacan con il suo ritorno a Freud irrompe sulla scena della psicoanalisi, genera scompiglio nell’Internazionale freudiana tanto da ricevere la scomunica. Un eretico mette in scacco gli standard ortodossi, gioca sul tempo della seduta: variabile, breve, lampo. Il taglio della seduta scompagina l’ordine stabilito introducendo una nuova concezione del tempo, dell’inconscio. «Mi accorderete che l’uno introdotto dall’esperienza dell’inconscio è l’uno della fessura, del tratto della rottura. […] La rottura, la fessura, il tratto dell’apertura fa sorgere l’assenza – così come il grido non si profila su un fondo di silenzio ma, al contrario lo fa sorgere come silenzio». Se l’inconscio è taglio, fessura, occorre che l’analista batta il tempo, sia a tempo, avvertito e, in qualche modo, come dice Lacan, “deve battere in velocità l’inconscio” per far vibrare l’assenza, il vuoto di senso, l’opacità del godimento, ossia il silenzio della pulsione.
La lettura di Lacan fa fuori il senso, risveglia dal miraggio della verità, si fa beffe del raggiungimento della genitalità. Lacan… taglia la corda? Sì, ma la corda che costringeva la psicoanalisi in una impasse, e istituisce la passe. Anche in questo numero vediamo come le testimonianze di passe mostrino l’effetto del taglio del linguaggio sul corpo parlante. La passe stessa è taglio, infatti dopo aver fatto crollare “il ponte dinamitato del transfert”, l’ae può colpire con la sua freccia e disturbare la difesa. La passe risveglia rinnovando in atto la cesura con l’Altro. Lì dove si ascolta il rumore di “un albero che cade nel bosco disabitato”, l’Uno-tutto-solo tagliato dall’Altro, separato per sempre dalla catena significante, fa eco il silenzio, la traccia dell’equivoco di lalingua. Traccia-scoria di lalingua con cui si fa un resto fecondo. «L’ae ha l’immensa responsabilità di strappare un pezzo di reale e di metterlo in mezzo alla Scuola». In questo numero, incontriamo il collettivo Alterazioni Video che non solo strappa un pezzo di reale e lo lancia alla collettività, ma mostra anche un saperci fare con le scorie prodotte dal discorso capitalista.
Un pezzo di reale, un resto della carcassa che una delle immagini straordinarie dell’intervista senza parole evoca trasportandoci altrove, in quella zona dove ciò che non si dirà resta l’essenziale. Alterazioni Video, un collettivo di artisti che non cessa di fare interpretazioni, tagli, atti, e azioni pubbliche che svuotano di senso e tentano non solo di introdurre una faglia, nel discorso dominante, ma cercano anche di arrestare lo spreco, il flusso di denaro prodotto dalla logica dissennata del discorso capitalista. L’incompiuto come stile si fa manifesto mettendo a riposo il mattone e introducendo un meno uno, così da mettere un freno al “colmamento”. L’immagine del Mattone sdraiato disturba, provoca e fa aprire gli occhi all’opinione pubblica sovvertendone la percezione. Non serve completare, colmare, ma occorre trovare un modo inedito per saperci fare con i resti. Lasciare dell’incompiuto comporta sempre una perdita. I resti, le scorie, pezzi di reale, si fanno bene comune da restituire alla collettività. Un’azione che va controcorrente, un “aiuto contro”, contro il furor restituendi. Non è forse la stessa operazione che mette in atto l’analista che “si trova a essere niente, pura kenosis, svuotato” e ha le tasche vuote? L’analista offre niente all’analizzante che domanda… offre il vuoto su cui si sostiene. Ed è proprio questo corrimano sul vuoto a far tenere l’analista ancorato alla cicatrice, esito dell’operazione chirurgica del linguaggio sul corpo che comporta un resto. Ciò gli consente di operare mettendo in atto una conversazione civilizzatrice che produca delle onde, degli effetti. Solo quando l’analista si fa scarto della propria esperienza, l’analizzante può accedere a un “desiderio inedito”, non più agganciato al desiderio dell’Altro. L’analista «non fa carità. Piuttosto si mette a fare lo scarto: fa la scartità».
Antonio Di Ciaccia puntualizza: «Il gioco di parole che Lacan fa sulla carità, il famoso décharite, è da leggere in greco, poiché karis vuol dire grazia. Qui Lacan ricorda che l’analista, rispetto al proprio analizzante, non è in nessuna posizione graziosa, graziosa come lo si dice, per esempio, di chi concede la grazia: Dio, regine, presidenti e potenti»7. Anzi! Tutt’altro… e di questo desiderio deciso e inedito Lacan è il testimonial. Un Lacan inedito, vivo, privato, intimo, così lo leggiamo in Lacan Redivivus. Una pubblicazione che, come dice Miller, rompe il silenzio e apre uno squarcio su un Lacan “autentico”.
Diciamo che qualcuno è autentico quando è qualcuno che non presenta falsi sembianti, qualcuno che non ha orpelli, qualcuno che è intero in quello che fa o pensa e che non ha riserve mentali, che è presente a sé stesso e che così realizza ciò che diremmo in lacaniano il suo desiderio. In fondo, quando Lacan dice di avere un’età mentale di cinque anni, sceglie un’età anteriore al declino del complesso di Edipo dove si cristallizza precisamente la rimozione, l’umanizzazione del desiderio e, quindi, conserva qualcosa di selvaggio e delle richieste non negoziabili. Un: subito!
Il subito di Lacan consuona con la “sveltezza” di Jacques-Alain Miller. La sveltezza con cui ci ha consegnato Lacan Redivivus. La sveltezza «è la rapidità, certo, […] ma con una sfumatura mi sembra, […] di abilità, di finezza, di astuzia, di destrezza»9. Sì, proprio di finezza si tratta. La finezza di essere al tempo dell’atto, della “interpretazione presta”… Miller taglia le onde del mare con destrezza, tiene la barra diritta del discorso analitico. Non ci consente di dormire. Una chiamata urgente, un grido irrompe, fa boom… in un momento in cui il mondo rischia di sgretolarsi, di crepare, come evoca l’immagine della copertina.
Un ringraziamento particolare va ad Alterazioni Video, Gentucca Bini, Vittorio Cucchiara, Fabrizia Di Stefano, Caterina Ghisu, Erika Manoni, Paola Gandolfi, Gianluca Solla, Imma Vitelli.
Prima di congedarmi e di lasciare la barra a chi verrà, ringrazio i miei compagni di Scuola e di viaggio che mi hanno accompagnato in questi tre anni in cui abbiamo costruito i numeri di “attualità Lacaniana”.
Ora non resta che rivolgere lo sguardo a Lucio Fontana che ha appena tagliato la tela, L’attesa…
OUVERTURE
Presentazione di Lacan Redivivus
Jacques-Alain Miller, Christiane Alberti
Editoriale
Monica Vacca
Commento al caso clinico di Dora
Jacques-Alain Miller
Taglio
Il taglio d’entrata. Considerazioni sulla seduta telematica
Luisella Brusa
Taglio epocale
Marco Focchi
Scrivere ai muri
Fabio Galimberti
Tagli e dettagli
Alfonso Leo
Chemsex, un legame particolarmente stretto
Manuela Simone
L’intervento dell’analista nella clinica lacaniana
Fulvio Sorge
La guerra come legame sociale?
Laura Storti
Sorpresa!
Alberto Turolla
La passe nella Scuola Una
La cartella
Tania Abreu
Esglai
Enric Berenguer
Al di là del fantasma di virilità.
Il fantasma di cap[p](a)-abilità
Victoria Horne-Reinoso
Tré
Omaïra Meseguer
ultima testimonianza… con minuscola
Alejandro Reinoso
L’après coup de la passe en souffrance
L’après coup de la passe en souffrance
Anna Aromi, Silvia Morrone, Davide Pegoraro,
Alejandro Reinoso, Carlos Rossi
Psicoanalisi-Politica
Il discorso trans e la norma binaria
Miquel Bassols
Anno zero: taglio e politica
Andrés Borderías
Uno psicoanalista: dall’oggetto a al plusgodere
Antonio Di Ciaccia
Dal ratto delle Sabine al me-too, all’azione legale
Giovanna Di Giovanni
Ridere delle norme
Éric Laurent
La donna non esiste/L’Altro assoluto
Alfredo Zenoni
I N C O N T R I
Diamoci un taglio
Gentucca Bini
Eterogenesi dei significanti e ascesa del non binarismo:
il ruolo della Chirurgia
Vittorio Cucchiara
Il taglio è morto. Viva il taglio
Fabrizia Di Stefano
Il taglio e l’arte del montaggio
Erika Manoni
La cesura del pensiero
Gianluca Solla
Beirut
Imma Vitelli
I N T E R V I S T E
Fare con le scorie dei resti fecondi
Intervista ad Alterazioni Video a cura di Monica Vacca
L E T T U R E
Lasciarsi ingannare senza crederci
Matteo Bonazzi
Creare uno spazio nel troppo
Luciana Madaio
Il momento di concludere e la sua logica. Una lettura
Carmine Mangano
The crown!
Céline Menghi
Percorsi di verità in psicoanalisi
Giuseppe Salzillo
L’esistenza pulsante della psicoanalisi e della Scuola
Emanuela Scattolin
Piccoli dettagli di inestimabile valore
Sebastiano Vinci