EDITORIALE
FABIO GALIMBERTI
Psicoanalista, membro slp e amp; Milano
Con questo numero comincia il biennio di una nuova redazione e di un nuovo comitato di edizione e diffusione della rivista. Ringrazio ognuno degli amici e colleghi che ha voluto aderire al nuovo progetto con il proprio apporto singolare di sensibilità, competenza, estro e laboriosità. Cambiano gli interpreti e, come in campo artistico, cambia l’interpretazione. Dunque, qualche modifica ci sarà, ad esempio nella titolazione di alcune rubriche e nella quantità complessiva delle pagine (miriamo a una maggiore brevità), ma quel che tenteremo di non cambiare sono la qualità e lo spirito che hanno animato la rivista negli anni. In proposito, il mio ringraziamento va a chi ci ha preceduti e ha avuto il merito di conferire ad Attualità Lacaniana il valore scientifico e – perché no? – anche estetico che sempre di più ha acquisito nel tempo. Con «estetico» mi riferisco specialmente alla cura editoriale e grafica che così tanto contribuisce a una buona esperienza di lettura e a quel “farsi leggere” di cui parla Lacan e che Éric Laurent riprende nell’articolo che trovate pubblicato in questo volume. Nella transizione da una redazione all’altra sono state conservate numerose scelte felici compiute in precedenza, tra queste le citazioni in esergo nelle prime due pagine (una sola citazione nel caso, splendida), l’apertura del numero, ove possibile, con un testo di Jacques-Alain Miller, il posizionamento dei testi nelle rubriche secondo l’ordine alfabetico degli autori, e sul piano organizzativo la presenza di un comitato di edizione e di diffusione. Riguardo allo spirito che anima la rivista forse non mette neanche conto ribadire che la redazione seguirà le linee orientative date dalla presidente, Laura Storti, e dal Consiglio della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo freudiano. Poi che sarà in costante riferimento alle questioni teoriche e cliniche sviluppate nell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi e nell’Eurofederazione di Psicoanalisi, come in continua ripresa dei temi dibattuti nei convegni, nelle giornate e nei congressi appena svolti o di prossimo svolgimento nell’ambito dell’orientamento del Campo freudiano. Lo rivela anche il tema di questo numero, “dire fare”, dato che, mentre scrivo queste righe introduttive, si stanno tenendo a Parigi le Journées de l’École de la Cause freudienne intitolate Je suis ce que je dis. Dénis contemporains de l’incoscient. E lo rivela la stessa rubrica Sull’interpretazione, presente nella contingenza di questo volume, che costituisce un ritorno sull’argomento del recente xix Convegno della slp, tenutosi a Roma nel maggio 2022, Interpretazioni esemplari che hanno avuto effetti. Dello stesso spirito fa parte mantenersi in dialettica e scambio con altri ambiti culturali e altri saperi, dunque ospiteremo gli interventi di scrittori, artisti, scienziati e di autori che partecipano al dibattito pubblico contemporaneo, non solo per rendere attuale il discorso lacaniano altrove, ma soprattutto perché la nostra stessa riflessione sia sollecitata da questo altrove, cioè venga stimolata dalle prospettive e dalle suggestioni, anche linguistiche, di chi non è esattamente della nostra parrocchia (per dirla con Bergson).
Sul tema specifico dire fare trovate a questo riguardo nella rubrica Incontri gli articoli del direttore d’orchestra Giuseppe Camerlingo e dello scrittore e attore Alessandro Bergonzoni, quest’ultimo più sul tema del “dire fare… baciare lettera testamento”, potremmo dire con un joke sul filo dell’associazione, ma lasciamo con più modestia a lui il compito di trarre dai giochi di parole delle vere e proprie opere d’arte, come nello spettacolo Trascendi e Sali, di cui pubblichiamo qui uno stralcio significativo.
Sul piano psicoanalitico, invece, trovate degli interventi che indagano la relazione tra dire e fare, il loro rapporto di uniformità, differenza, prossimità e distanza nell’esperienza clinica, nella riflessione teorica, nella vita delle istituzioni e delle relazioni umane. Lo spunto è venuto dall’aver Jacques-Alain Miller colto nel discorso sociale l’affermazione delle rivendicazioni woke, che da movimento di lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, sembra essersi trasformato, insieme ad altre correnti ideologiche contemporanee, in una promozione dell’autonomia egoica, dell’assoggettamento all’imperativo inclusivo e in una spinta alla sostituzione dell’alterità con l’identità. Lo stesso Miller, tuttavia, ha segnalato in un altro suo intervento che questo è «una conseguenza della psicoanalisi»1, probabilmente – ma questo lo aggiungo io – riferendosi anche agli effetti della comunicazione pubblica del discorso psicoanalitico, effetti che sono per noi, non ultimo come redattori della rivista, di grande responsabilità. In merito ritengo che sia allora ancor di più centrale per il nostro lavoro di redazione porsi il seguente interrogativo di fondo, che riguarda la scrittura analitica: come dire la psicoanalisi?
Freud è stato il primo – poteva essere diversamente? – a porsi il problema di come dire la psicoanalisi e ha risposto a suo modo, trovando uno stile unico di scrittura, che rispondeva del suo singolare desiderio di psicoanalista. Seguendo il suggerimento di Lacan, occorre fare come lui, senza imitarlo, perché questo interrogativo non ha una risposta identificatoria, gruppale o istituzionale, se non alienata. È un interrogativo che impegna il singolo psicoanalista nel trovare un proprio stile, o per il dirlo con il prezioso contributo di Clotilde Leguil, qui pubblicato, nel dire l’indicibile attraverso «una lingua reinventata».
Dunque, come dire la psicoanalisi in modo singolare e reinventato? Come redazione saremo impegnati nel biennio che viene a tenere ben vivo questo interrogativo.
Ora, non mi resta che augurarvi buona lettura.
[1] J.-A. Miller, Presentazione del n. 9 della Rivista di Psicoanalisi in Russia 15 maggio 2021, “Rete Lacan”, 34, https://www.slp-cf.it/rete-lacan-n34-26-giugno-2021/#art_1
OUVERTURE
Editoriale
Fabio Galimberti
L’inconscio nel momento dell’apertura
Jacques-Alain Miller
dire fare
Un gioco scomodo
Loretta Biondi
Pari-dispari
Paola Bolgiani
Quando dire è fare, in psicoanalisi
Gelindo Castellarin
Il fascino irresistibile dell’elaborazione a vuoto
Paola Francesconi
L’esperienza della passe
La più importante
Dossia Avdelidi
Dalla verità alla risata
Jorge Assef
La violazione, l’indicibile, il pudore.
Problemi cruciali della psicoanalisi nel XXI secolo
Clotilde Leguil
Sull’interpretazione
L’incalcolabile
Guy Briole
Interpretare: dall’ascolto alla scrittura
Éric Laurent
La psicoanalisi si occupa di qualcosa di reale?
Alfredo Zenoni
I N C O N T R I
Pensostruttura
Alessandro Bergonzoni
Dire e fare la musica
Giuseppe Camerlingo
I N T E R V I S T E
Dalla parola al gesto
Intervista a Julien Blaine a cura di Patrizio Peterlini
L E T T U R E
DAD versus woke. Non solo il virtuale
Amelia Barbui
La scrittura in Lacan, ieri e oggi
Alejandro Reinoso