EDITORIALE

FABIO GALIMBERTI
Psicoanalista, membro slp e amp; Milano

Chi meglio di lui, confessando i propri sogni, ha saputo filare
la corda su cui scivola l’anello che ci unisce all’essere, e farne
brillare fra le mani chiuse che se lo passano nel gioco da
furetto della passione umana, il breve bagliore?1

Davanti alla porta d’ingresso di questo numero della rivista campeggia uno strano animale. Se vedo bene, un filo, che termina con la forma adunca di un amo, esce dalla sua bocca-becco per infilarsi nella zampa anteriore sinistra, simile all’asticella di un ago (e a un ditale quella di destra). La grossa appendice compatta è un gomitolo che confonde interno ed esterno, mantenendoli in una continuità surreale, perché (forse) congiunge le estremità del rettile/anfibio (se è lecito riportarlo per semplicità alla nomenclatura di un certo bestiario, per quanto fantastico e aperto all’infinito). Qui, le associazioni obbligate di uno psicoanalista lacaniano ovviamente filano al nastro di Möbius, e forse a quella sfilza serrata di formiche che, come nel supplizio di un’eterna ruota, passeggiano avanti e indietro, pressandosi, nell’edizione francese del Séminaire X, L’angoisse. Quelle dell’uomo di cultura media, credo, rinviano ad alcune grafiche di Escher, dove i piani delle superfici trapassano l’uno nell’altro e alcuni omini, con sorpresa, si trovano sovvertiti a camminare per le scale a piedi in su.

Da dove viene questa chimera? Forse anche dove va? non sarebbe una cattiva domanda, non più cattiva di quella enigmatica della Sfinge, figlia di un’altra Chimera. Comunque, non viene dalla preistoria, anche se quell’aria ambigua di lucertola insieme crestata e palmata le dà uno statuto di bozza, di tentativo iniziale, di bizzarria edenica, incerta e transitoria. Qualsiasi cosa sia, questa creatura viene dal Codex Seraphinianus2 e, prima di essere scelta, in redazione ha gareggiato con altre, fuori dall’ordinario, che dire a parole è poco, bisognerebbe dirle con le immagini, come facciamo nei sogni: un rinoceronte dal naso che si inarca facendo tutt’uno con la coda e un pesce fuor d’acqua, che vive però nel suo elemento, perché la testa è chiusa in una boccia da palombaro, sordamente immersa in un ambiente marino – andrebbe bene per il Congresso mondiale AMP di febbraio 2024, “Tutti sono folli”.

Se traducessimo male, ma chissà se poi così male, Deckerinnerung, «ricordo di copertura»3, con “immagine di copertina”, sempre di cover o di couverture si tratta, seguendo ancora la trama delle associazioni, prenderemmo questa creatura come un rimando sintetico o una rappresentazione condensata del contenuto singolare di ogni articolo del volume: uscire, entrare, rientrare in analisi; il filo rosso del discorso legato al «lato invisibile del corpo»4 e ai suoi orifizi; la logica della cura che unisce il principio con la fine5; la porta stretta della cruna dell’ago che è quel piccolo buco dal quale si passa solo se assottigliati, da poveri, da mancanti d’essere; «la tunica di Nesso» della domanda di guarigione che, come analisti, «noi stessi ci siamo intessuti»6; il transito a una nuova corporeità ibridata con la tecnica; e per finire – ma non perché sia terminata la lana nel rocchetto – con l’«apparato del linguaggio», che «fa presa» e «si trova lì, da qualche parte sopra il cervello, alla stregua di un ragno»7, a tessere la sua tela.

Questo intreccio di simboli, di nozioni e di metafore dice qualcosa sull’avvio e lo svolgimento di un’analisi oggi. Qualche anno fa Miller – mi sembra una ventina, vado a memoria – in chiusura di un incontro a Bologna disse che chi aveva assistito a quella giornata clinica avrebbe potuto farsi un’idea di che cosa sia la pratica psicoanalitica e di quali siano i suoi maggiori concetti tecnici8. Allo stesso modo penso che, leggendo la prima e la seconda sezione di questo numero, il lettore può sapere, scire licet, che cosa vuol dire oggi iniziare un’analisi secondo l’orientamento lacaniano (e anche un po’ concluderla e riprenderla).

Ma non solo, perché la polisemia della parola “apertura”, stirandosi fino al contrario, nelle pagine che seguono sprigiona i suoi sensi in altre direzioni e in altri ambiti: topologico, cibernetico, letterario, musicale, persino carcerario. Anche in redazione l’abbiamo così estesa, negli erratici scambi di brainstorming, da farle uscire un suono francese (a-père-tour-a), pensando al titolo da dare alla sezione che inaugura le riflessioni sulla critica e la clinica del patriarcato (in vista dell’incontro Pipol di luglio), che poi è diventato un più abbottonato “Versioni del padre”. Come primo approccio alla questione e come inquadramento, abbiamo scelto di pubblicare l’articolo denso di Éric Laurent che compie un détour psicoanalitico attorno al padre nel cristianesimo da sant’Agostino fino a Martin Lutero, tracciando la parabola che va dal Dio amore al Dio partner-godimento. Nei prossimi numeri, poi, partendo dal fondamento del legame sociale che Freud propone con il mito del padre dell’orda, vogliamo proseguire a interrogare il discorso religioso per quello che può dirci sulla funzione del padre e sull’avvenire della logica patriarcale, che sembra così smagliata nella contemporaneità e ormai giunta a una svolta critica.

Per finire, indico l’altra accezione di “apertura” che abbiamo voluto ritagliare, quella del dialogo psicoanalitico, dell’annodamento con altri modi di praticare e di teorizzare la psicoanalisi. L’occasione è stata il ritorno su un testo di valore come Aprire la parola di Pierre Fédida con un’intervista a Riccardo Galiani, che ne ha curato l’edizione. Lo scambio significativo che abbiamo avuto si inserisce, per restare nell’ordine metaforico che percorre questo numero, dentro una «culla di spago», dentro la «trama vitale» della tradizione psicoanalitica, che per Francesco Barale «sostiene non solo sentimenti di appartenenza e fiducia di fondo, ma anche terzietà, creatività e apertura»9.

Ora, come di consueto, un augurio di buona lettura.

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[1] J. Lacan, La direzione della cura e i principi del suo potere [1958], in Scritti, a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2002, p. 638.

[2] L. Serafini, Codex Seraphinianus [1981], Milano, Rizzoli, 2014. Ringraziamo l’autore per averla regalata alla slp per la copertina della rivista. Si veda anche L. Serafini, Pulcinellopaedia [1984], Milano, Rizzoli, 2016. Tra l’altro, a Napoli, città del nostro prossimo xx Convegno nazionale, in via Leone Marsicano, alla fermata della stazione Materdei, si trova una sua installazione, Carpe diem.

[3] S. Freud, Ricordi di copertura [1899], in Opere, Torino, Bollati Boringhieri, 1968, vol. 2, p. 433.

[4] M. Focchi, L’apertura all’invisibile, in questo volume, p. 62.

[5] J.-A. Miller, Entrare in analisi, in questo volume, p. 15 e M. Almanza, Districarsi, sopportare…, in questo volume, p. 87.

[6] J. Lacan, La direzione della cura e i principi del suo potere [1958] cit., p. 637 e M. Bassols, L’atto di entrata, in questo volume, p. 37.

[7] J. Lacan, Posto, origine e fine del mio insegnamento [1967], in Il mio insegnamento e Io parlo ai muri, a cura di A. Di Ciaccia, Roma, Astrolabio, 2014, p. 35.

[8] Si veda Tu puoi sapere… come si pratica. La conversazione di Bologna, a cura di J.-A. Miller, Roma, Astrolabio, 2002.

[9] F. Barale, La culla di spago e la capacità negativa, “Rivista di psicoanalisi”, 1, 2021, p. 77. L’autore riprende un’espressione usata in E.H. Gombrich, Freud e la psicologia dell’arte. Stili, forma e struttura alla luce della psicanalisi, Torino, Einaudi, 1967, pp. 31-32.


OUVERTURE

Editoriale
Fabio Galimberti

Entrare in analisi
Jacques-Alain Miller 

apertura

Meditazioni… sulla porta…
Amelia Barbui

L’atto di entrata
Miquel Bassols

Aprire il fuoco e godersi la musica!
Emilia Cece

Noterelle sull’entrata
Antonio Di Ciaccia

L’apertura all’invisibile
Marco Focchi

Ciò che ci cade addosso
Rosa Elena Manzetti

L’aperto e il femminile
Sergio Sabbatini

L’esperienza della passe

Districarsi, sopportare…
Marcela Adriana Almanza

Rientrare in analisi
Enric Berenguer Alarcón

Dalla mortificazione al buco
Osvaldo Leonardo Delgado

Versioni del padre

Il padre di famiglia e il padre della fede
Éric Laurent

Odio e amore della Chiesa cattolica per la psicoanalisi
Cinzia Crosali

Benito Mussolini: una norma potenza ma(schi)le
Francesca Biagi-Chai

Transizioni

Apertura al nuovo? La questione trans e la psicoanalisi
Sergio Sabbatini

Una galassia trans
Mary Nicotra

La questione trans, una domanda di esistenza
Luca Palleschi

I N C O N T R I

L’Ouverture per entrare e uscire dal Don Giovanni di Mozart
Lidia Bramani

Non buttiamo la chiave del futuro
Lucia Castellano

Farsi “compagni di destino”: le vie d’uscita dalla crisi acuta
Gilberto Di Petta, Raffaele Vanacore e Danilo Tittarelli

La dannazione dell’incipit e il sipario come oggetto simbolo
Rocco Familiari

I N T E R V I S T E

Parlare aperto
Intervista a Riccardo Galiani a cura di Fabio Galimberti

L E T T U R E

Monologhi dell’attesa
Aurora Mastroleo

Estate 1952
Françoise Monnier

Lasciarsi interrogare dal presente
Pamela Pace