Svegliare, scuotere, mandare in frantumi le corazze, rovesciare gli idoli, apostrofare i venditori di fumo, sgonfiare gli smargiassi, diradare le nebbie, soffiare sul fuoco, passare al setaccio le idee, sottometterle alla lama del rasoio di Occam, essere vero, “vivere tre secondi in uno», argomentare (“ogni buon ragionamento offende»), essere consequenziale, chiarificare, mettere a nudo, passare da parte a parte, arrivare all’osso, piegarsi davanti al reale, mettersi al servizio di qualcosa di più grande di sé – tali furono alcune delle pulsioni e delle ambizioni del giovane Jacques Miller, figlio di un radiologo parigino. Nevrosi ordinaria, degradazione della vita amorosa, carattere insolente sadico-anale, umore maniaco-depressivo, modestia di fondo. Questa raccolta di testi giovanili offre una prospettiva degli anni di apprendistato di un personaggio che aveva alimentato la piccola cronaca del Quartiere latino negli anni Sessanta – benché da oltre vent’anni eclissato dalla scena pubblica – prima di sollecitare nuovamente l’attenzione del pubblico colto con una polemica appassionata. Si trova qui la sua intervista a Jean-Paul Sartre del 1960, le sue «riflessioni intempestive» di liceale, la sua prima esposizione al Seminario di Jacques Lacan, i suoi primi tentativi logico-filosofici, il suo saggio sull’Utile. Il volume si chiude con il suo ritorno presso Lacan e con la sua entrata in analisi.
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