L’esperienza di Serge Cottet
A cura di Adele Succetti
Editore: Rosenberg & Sellier
Ventidue contributi tradotti dal francese e raccolti in una sorta di tripartizione paradigmatica sul desiderio dello psicoanalista costituiscono il corpo di questo prezioso libro.
L’autore è Serge Cottet, psicoanalista del Campo freudiano, ancien professeur al Dipartimento dell’Università di Paris 8, profilo eccezionale di desiderio, appunto. Della sua intensa, viva esistenza non si può non sostenere che se ne può trarre insegnamento.
Psicoanalista di deciso orientamento a Sigmund Freud, ne ha potuto testimoniare con la sua incessante attività clinica, di ricerca e di studio l’orientamento lacaniano, la sua efficacia nella direzione della cura del soggetto all’inconscio.
La Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, con la scelta di tradurre in italiano questa serie di testi di Serge Cottet, nel rendere omaggio al maestro, amico e sostenitore della Cosa freudiana, è certa di divulgare una raccolta di contributi che saranno apprezzati al di là del nostro Campo negli ambiti della clinica orientata dall’inconscio, ma non solo.
Ai giovani, alla generazione che non ha potuto avere il privilegio di assistere dal vivo ai suoi commenti ai casi clinici, ai seminari e conferenze che ha tenuto, va il migliore auspicio di una lettura che divenga strumento di approfondimento e rilancio di desiderio, mai dispiegato e dispiegabile, mai manifesto compiutamente con le parole, ma pur operante.
Soprattutto il lettore avvertirà la tensione etica, il cogliere l’hic et nunc del battito dell’esistenza in ogni scorrere di pagina.
Sarà una lettura leggera, ma sarà stato anche un libro strumento, da rileggere in ogni sua riga e fra le righe.
Un libro da tenere a fianco, uno strumento del lavoro clinico, che si rinnova in continuazione.
Arte, contemporaneità, tensione epistemologica danzano fra loro, fra un contributo e l’altro.
Non posso non pensare a una promessa che Cottet aveva fatto a
me e ai miei colleghi, l’ultima volta che ci siamo incontrati nella mia
città: sarebbe ritornato presto e avrebbe portato con sé il suo violino
per suonare da noi.
Quella volta non c’è stata, ma la musica dei suoi contributi continuerà
finché ci saranno “orecchie per ascoltarlo”.