Il deserto della verità è un titolo che indica una posizione della psicoanalisi che Lacan ha isolato per la prima volta. Per Freud la verità psicoanalitica è la verità del desiderio inconscio, imprigionata nei sintomi, mascherata nel fantasma. Non è mai una verità dei fatti, né una verità celestiale.
Lacan inizialmente ha non solo fatto propria la posizione freudiana ma l’ha amplificata. In una conferenza è giunto a dire, in una Vienna tanto sbalordita quanto era stata distratta, che la verità nella psicoanalisi si annuncia con “Io, la verità, parlo”, è lei che parla, in prima persona, nessuno se ne può fare il rappresentante. Era la radicalizzazione del legame tra la verità e la parola, la verità che dice all’insaputa del soggetto, che, rivelandosi in un lampo, sorprende ed in tal modo ha degli effetti. In attesa di venir riconosciuta dal buon intenditore psicoanalista.
Poi in Lacan si è avviata una deflazione libidica della parola di verità, compiutasi nel ‘non tutta’ di un impossibile a dirla se non a metà. È una verità in un deserto in cui resiste a farsi recuperare ‘tutta’ dal senso. Ciò conduce, nell’esperienza analitica, alla verità che varia attorno a ciò che non cambia, il sintomo sottratto radicalmente all’Aufhebung del simbolico. E questo è ciò che ha portato Lacan, in fine, a siglare il suo destino definendola ‘verità mendace’.
Indice
- Presentazione, di Paola Francesconi
- Preliminare
- 1. Sapere e verità. Una dialettica in tre tempi
- 1.1. Il sapere bavaglio della verità
- 1.2. Il non sapere all’inizio ma non alla fine
- 1.3. La verità sola e mendace
- 2. Il margine del soggetto. Di una causa che non è a sua volta causata
- 2.1. La causa originale di Heidegger e quella anticoncettuale di Lacan
- 2.2. Un meno di enfasi sulla libertà
- 2.3. L’identificazione tra verità ed essere
- 2.4. La posizione di Freud
- 2.5. La reinvenzione del traumatismo
- 3. La verità giunta al suo colmo
- 3.1. L’appello alla verità
- 3.2. Il potere della verità
- 3.3. L’amore per la verità?
- 3.4. La verità come causa
- 3.5. L’impotenza della verità
- 3.6. La verità nell’exsistenza del sinthomo