In questo numero di dicembre, Rete Lacan ha deciso di offrire ai suoi molti lettori una serie di articoli e conversazioni incentrate sul rapporto tra musica e psicoanalisi, da cui possiamo trarre quello che la musica può insegnare a colui che decide di occupare la posizione di analista nell’esperienza analitica. La musica, una scrittura senza parole, necessita di un ascolto attento e forse di qualcos’altro…
È quindi con grande gioia che condividiamo con voi una “Conversazione tra Diego Masson e Judith Miller” che Jacques-Alain Miller ci ha autorizzato a tradurre e a pubblicare in italiano. In essa, intravediamo la figura di un Lacan curioso, sempre alla ricerca, soprattutto di quello che non sa, in particolare degli effetti di godimento che l’ascolto della musica può produrre, in quanto “qualcosa che non si capisce e che non ha alcun significato sentimentale”.
Il senso infatti inganna, è spesso fuorviante, soprattutto autoriflessivo… mentre, come dice il proverbio, “c’est le ton qui fait la musique” anche quando la musica è atonale. Come suggerisce Serge Cottet nel suo testo, l’oggetto a in musica è “la stecca che disfa ogni significazione e ogni confort armonioso”, è il suono che risveglia… dal torpore che i discorsi, anche quelli più rumorosi e violenti a cui inevitabilmente ci si abitua, producono.
In questo Rete Lacan si propone di cogliere il tono dei discorsi contemporanei, quello che corre nelle “profondità del gusto” per poter leggere ed interpretare il presente a partire da quello che l’esperienza della psicoanalisi, orientata dall’insegnamento di Jacques Lacan e Jacques-Alain Miller, ci insegna. Siete pertanto invitati ad inviare le vostre riflessioni, anche brevi, a: retelacan@gmail.com
Vi auguriamo buone feste e un vitale 2023.
Adele Succetti e la Redazione di Rete Lacan